Dario Chiodo, nostro Safety & Site Manager, ci racconta le difficoltà legate alla Sicurezza nei subappalti

Premettendo che il titolo non è farina del mio sacco, ma quello di un articolo che ho incrociato cercando sul web materiale in materia di sicurezza, ritengo sia molto attinente al tema che affronterò oggi.

Senza perdere tempo in nozioni normative o sterili giudizi in merito agli aspetti di “vero” e “giusto” in materia di subappalti – soprattutto alla luce delle ultime tristi vicende che hanno scatenato indignazione e disapprovazione – vorrei partire dallo “status quo”, ossia da un dato di fatto molto semplice: “accendere” un cantiere edile comporta accettare – soprattutto per chi, come me, opera nell’ambito della Sicurezza – di rapportarsi con un sistema di gestione in cui l’impresa affidataria dei lavori può “spacchettare” il proprio contratto originario con il committente in tanti subcontratti con altrettante imprese esecutrici e/o lavoratori autonomi.
Un tempo il subappalto era circoscritto a pochissime lavorazioni, poiché le imprese erano molto più strutturate, con un proprio ufficio tecnico interno e proprie squadre di lavoratori, opportunamente formate per eseguire la maggior parte delle lavorazioni previste.
Oggi che le imprese non sono più così strutturate, ecco che il subappalto è diventato a tutti gli effetti una prassi considerata ormai “normale”. Come gestire dunque questa – direi ben soprannominata – “indispensabile complicazione” nelle opere edili?

Partiamo dal presupposto che, senza dubbio, le figure maggiormente coinvolte in questo processo di gestione sono – dalla parte del committente – il Responsabile dei Lavori (RL) e il Coordinatore per la Sicurezza in fase di Esecuzione (CSE). Queste figure devono stabilire se l’impresa affidataria e, di conseguenza, le imprese esecutrici in subappalto, siano idonee dal punto di vista tecnico-professionale per quanto riguarda gli aspetti della Sicurezza e quindi ammissibili al cantiere.
Se sono già state stabilite e condivise chiare “regole di ingaggio” nel Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC) – in quelli da me redatti, ad esempio, è presente un allegato che si chiama “Guida per la produzione documentale”, che spiega in dettaglio come redigere le varie tipologie di documenti che ogni impresa esecutrice deve produrre per ottenere l’Idoneità Tecnico-Professionale – il lavoro del RL e del CSE è certamente facilitato e garantisce quindi una sorta di “sbarramento” a tutte quelle imprese non strutturate, considerate potenzialmente “tossiche” per il cantiere.

Detto questo, però, so per esperienza personale che non è affatto scontato che il RL ed il CSE si trovino davanti un’impresa affidataria che, oltre ad essere strutturata, sia anche incline ad abbracciare e condividere le modalità di gestione degli aspetti della sicurezza proposti. Anzi, questa comune “allergia alle regole”, che si traduce in inutili rallentamenti e aumenti dei carichi di lavoro, è purtroppo il principale ostacolo che noi Tecnici della Sicurezza ci troviamo ad affrontare.
Sta dunque nella nostra pazienza, disponibilità e preparazione professionale, unite alla passione per il nostro lavoro, sensibilizzare le imprese sull’importanza delle modalità di gestione della Sicurezza proposte, al fine di raggiungere insieme l’obiettivo di lavorare in ambienti sicuri e possibilmente a “infortuni zero”.

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